Racconto i vini solo se mi piacciono e quello che vi sto per descrivere mi ha colpito per gusto e per carattere, sia del prodotto che della sua artefice.
Coppacchioli Tattini é un’azienda agricola nata nel 2016 a Cupi di Visso, in provincia di Macerata, sulle rovine dell’ultimo terremoto che ha ferito la zona. Un progetto capace di portare tra quelle montagne un vento di resilienza e rinnovamento, mosso soprattutto da giovani imprenditori intenti a conservare ed esaltare la tradizione contadina di quei luoghi.
Vini eroici, dunque, per altitudine e per ardore.
Stiamo parlando di vigne ubicate nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che sanciscono il primato di appezzamento più alto delle Marche e tra i più elevati del nostro paese.
A circa mille metri sul livello del mare, in un’area montana alquanto isolata, sono approdati estro e caparbietà di Ginevra Coppacchioli, imprenditrice e vignaiola indipendente, con un passato all’estero ed un presente ben saldo nella propria terra d’origine.
Ho conosciuto Ginevra in occasione dell’ultima Convention nazionale delle Donne del Vino, ospitata per l’appunto nelle Marche, ed ho immediatamente letto nel suo sguardo una genuina passione.
Partendo dalle marze di un vigneto utracentenario a piede franco, dove a tutt’oggi le viti – resistenti al tempo e alle calamità – crescono maritate agli aceri e ai mandorli, la famiglia Coppacchioli ha impiantato un nuovo vigneto di questa antica uva che è risultata essere un clone locale di Pecorino, autoctono del paese di Cupi di Visso e localmente denominato Vissanello.
Conosciuta come “uva del pastore”, nel passato veniva mangiata durante gli spostamenti con il gregge tra le valli, alla perpetua ricerca dei pascoli.
Si tratta di un biotipo di Pecorino molto antico che meriterebbe senza dubbi ulteriori approfondimenti genetici.
I cambiamenti climatici giocano a favore di quest’uva, allontanando lo spettro dell’insufficiente maturazione dei grappoli ed il possibile carattere verde dei suoi vini.
Al contrario, i prodotti realizzati da Ginevra risultano equilibrati ed eleganti, scanditi dal passo vibrante della loro freschezza, a testimonianza dell’eccezionalità di un terroir di alta quota, immerso nei boschi e protetto dai venti freddi dal Monte Tranquillo, in un microclima intriso di luce e scalfito dalle escursioni climatiche. Un vigneto interpretato dalla famiglia Coppacchioli in regime biologico.
Intorno ai 5 ettari aziendali, esposti a Sud-Ovest, regna indisturbata la biodiversità dei Monti Sibillini – primo erbario in Europa – dove finocchietto, menta, rose selvatiche, cardi e ginestre punteggiano il paesaggio.
Oltre al Vissanello, la scommessa aziendale riguarda anche Pinot Nero e Chardonnay, utilizzati sia come base spumante che per la realizzazione di vini fermi.
La bolla nobile è un punto focale di questa piccola azienda. Viene prodotta a filiera integrata e lavorata esclusivamente a mano dal remuage, alla sboccatura – svolta 100 bottiglie alla volta – fino alla numerazione scritta delle referenze.
É stata proprio un’espressione di Metodo Classico a farmi incuriosire al progetto: PECORA NELGREGGE, spumante millesimato non dosato da Vissanello in purezza, arrivato a casa mia con la bottiglia n.504 di 572, recentemente dégorgiata.
La spuma vivace traina un ventaglio olfattivo fresco e scattante, dove gli agrumi gialli e maturi si intrecciano alla nespola, alla mela e all’albicocca croccante. Un’ampia base di erbe aromatiche, dal timo limone alla maggiorana, si fondono a generosi fiori gialli.
Il sorso incede tagliente ed agrumato, conducendo verso un finale sapido dalla scia leggermente ammandorlata.
La beva è schietta, semplice ed appagante per questa bollicina marchigiana dotata di buona texture e concreto appeal.
Non meno intrigante la versione ferma del Vissanello con il PRIMODICUPI Marche IGT che conferma la l’anima “gialla”, prettamente agrumata di questo vitigno – bergamotto al naso e pompelmo al sorso – ed il consueto corredo vegetale di erbe aromatiche che, in questo caso, spaziano dall’anice verde, al timo, fino ad arrivare all’eucalipto. Coinvolgenti note minerali accompagnano il sorso vibrante e saporito, discretamente lungo e ben bilanciato, nel preciso gioco delle parti tra alcol e freschezza, pieno ed al contempo agile.
Il progetto di Ginevra matura con gli anni, confermando con i suoi risultati la bontà delle scelte della giovane ed ardita imprenditrice che, da oggi, può contare un’estimatrice in più.
Donne Vino Cultura 2024
Convention nazionale delle Donne del Vino
(da sx a dx la sottoscritta e le mie care amiche Claudia Riva di Sanseverino e Benedetta Costanzo, compagne di viaggio e solari esponenti del comparto)