“TERROIR SCOUTING” IN PORTOGALLO

25 Febbraio 2023

BENVENUTI NEL DÃO

Mentre viaggio da Lisbona in direzione Nord, osservo famelica dal finestrino il mutare del paesaggio dell’entroterra portoghese.

La leggera pressione nelle orecchie avverte che l’altitudine sta crescendo.

Intorno a me i boschi si fanno sempre più fitti: pini, ginestre, mimose, sugheri e rosmarino si arroccano caparbiamente sulle rocce affioranti.

I segni dell’insediamento umano sono sporadici: una casetta isolata con il suo appezzamento di orto,  un recinto con una manciata di capre.

La mia meta è Silvã de Cima, nel distretto di Viseu, un altopiano abbracciato dai fiumi Pereiro e Sequeiro che, tra l’altro, sono considerati tra i corsi d’acqua più puliti d’Europa. 

Tutto intorno fanno la guardia le imponenti vette della Serra da Estrela.

Non a caso gli antichi Romani scelsero questo luogo per fondare una comunità rurale: acqua, luce, vento, perfetta esposizione, un clima con influenze sia marittime che continentali hanno garantito prosperità all’antico insediamento, del quale i resti sono ancora visibili.

Il primo documento ufficiale che attesta la produzione di uva in questa zona è il Registro Nazionale Viticolo e risale al 1255.

Ho l’immediata impressione di aver scoperto un remoto, autentico e generoso paradiso e adesso ve lo faccio conoscere.

Benvenuti nel Dão.

Ad un’altitudine compresa tra 400 e 530 metri sul livello del mare, impera un ecosistema agroforestale dove la vigna si incastona nel cuore del bosco. Le escursioni climatiche tra il giorno e la notte sono propizie alla qualità dell’uva, il vento freddo asciuga i filari ed una media di pioggia/annua generosa e regolare garantisce le corrette scorte idriche per le piante.

L’irrigazione di soccorso non è mai stata necessaria, fino ad oggi.

La potatura secca delle vigne viene posticipata a marzo, per ritardare la partenza vegetativa ed evitare i problemi causati dalle gelate di Aprile, tipiche di questa regione. 

Il suolo è composto principalmente da granito bianco, quarzo e sabbia, stratificato tra livelli più erosi e pietre dall’importante volumetria.

Ci sono tutti i presupposti per allevare uve sane e ricche di personalità.

Non a caso il gruppo portoghese Amorim, leader mondiale della lavorazione del sughero e della produzione di tappi, ha deciso di investire in questa zona del suo Paese d’origine dando vita al progetto di Quinta Da Taboadella.

Il Dão è stata la prima regione portoghese a produrre vini non liquorosi con l’avvio delle vinificazioni all’inizio del ‘900.

Una partenza record, ma una lenta e tentennante progressione.

Questa regione – infatti – non è riconosciuta come area di riferimento della vitivinicoltura portoghese ed i suoi vini sono pressoché ignoti ai mercati internazionali.

Molto coraggiosa, dunque, la scommessa della famiglia Amorim di lanciarla nel mondo e di creare e stimolare un nuovo flusso di enoturisti alla ricerca di esperienze  di gusto nella natura incontaminata.

L’investimento del gruppo procede strategicamente in questa direzione: 43 ettari coltivati con soli vitigni autoctoni, struttura adibita all’hospitality immersa nel vigneto, cantina di produzione (l’azienda è a filiera integrata) costruita con materiali naturalmente presenti nel territorio: granito, legno e, ovviamente, sughero.

Si tratta di un capolavoro architettonico realizzato da Carlos Castanheira disegnato e posizionato in modo da agevolare l’ingresso del giusto quantitativo di luce naturale, nell’ottica di creare l’ambiente più idoneo alla vinificazione. 

La struttura è coibentata da losanghe di sughero, dotata di ampie vetrate e basamento granitico; gli interni sono minimali e suggestivi: l’area di vinificazione (con silos cilindrici e troncoconici in inox e tulipani in cemento) è visibile tramite un’imponente vetrata. 

La barricaia è sormontata da una doppia passerella sospesa nel vuoto, molto simile al ponte di una navicella spaziale; 

una vasta balconata esterna permette di estendere lo sguardo sull’intero altopiano, riappacificandosi col mondo.

Rigore, tecnica ed eleganza, decisamente d’impatto.

Ritengo che il gruppo Amorim stia giocando un’interessante ed astuta partita: affiancare gli investimenti nel Douro – regione iconica portoghese – ad un progetto così ambizioso nel Dão significa leggere il mercato in chiave propulsiva, con la chiara missione di diventare azienda trainante della rinascita del distretto, sia dal punto di vista dell’esaltazione del terroir, che del suo evidente appeal turistico. 

Un luogo di antiche tradizioni viticole e di concrete prospettive per il futuro, sapientemente interpretato dai due enologi di Taboadella: Rodrigo Costa ed il consulente Amorim Jorge Alves, figura di spicco dell’enologia portoghese.

A titolo di cronaca: l’investimento nel Douro risale al 1999, quello nel Dão al 2018.

Ma veniamo ai vini.

vignavecchia

Le vigne, poste tutte intorno alla struttura, sono suddivise in 18 parcelle, e – come già detto – sono consacrate interamente alla produzione di uve autoctone portoghesi.

La densità media è di 3500 piante per ettaro e la resa si attesta intorno ai 40 q/ha. La pendenza del vigneto si aggira tra il 10 ed il 15%. 

Taboadella ha scelto di riportare queste informazioni sulle etichette dei propri vini di punta.

Negli anni ’80 la vigna viene parzialmente reimpiantata con l’inserimento di Tinta Roriz (Tempranillo), Encruzado, Cerceal-Branco e Borrado das Moscas (Bical) che vanno a sommarsi ai vigneti già esistenti di Touriga Nacional, Jaen, Tinta Pinheira e Malvasia-Fina. 

La bacca nera occupa i 3/4 del vigneto.

Sono ancora produttive parcelle di più di 30 anni di vita ed appezzamenti di vecchi alberelli riportati a cordone, con esemplari particolarmente antichi capaci di regalare uve di notevole personalità.

Tra i filari si pratica l’inerbimento e lo speciale microclima  permette di non ricorrere all’utilizzo di pesticidi sintetici.

Grazie ai 42 ettari di proprietà l’azienda produce  300.000 bottiglie, attualmente distribuite solo entro i confini nazionali.

Le linee di vini ad oggi in catalogo sono tre:

le referenze d’ingresso TABOADELLA VILLAE Tinto e Branco, vinificate esclusivamente in inox e cemento; la linea intermedia TABOADELLA RESERVA dedicata al monovarietale ed il top di gamma TABOADELLA GRANDE VILLAE, esclusivamente “tinto”.

La linea entry level è decisamente ben fatta: pulita e dotata di appagante freschezza; permette di capire fin da subito la caratura stilistica dell’azienda. 

L’assaggio della gamma dei monovarietali mi permette di intraprendere un viaggio nelle diverse personalità degli autoctoni locali.

Sorseggio un convincente bianco da ENCRUZADO vendemmia 2021, un ALFROCHEIRO, un’immancabile TOURIGA NACIONAL ed un JAEN tutti 2020 e tutti, ovviamente, rossi.

Insisto per degustare anche la nuova referenza della Cantina, non ancora messa in commercio: TABOADELLA CAEMENTA ROSÉ 2021, una originale declinazione in rosa delle bacche rosse aziendali vinificate esclusivamente cemento, come ci ricorda il nome stesso del vino.

La chiusura spetta al GRANDE VILLAE 2019 che merita una descrizione più oculata.

grandevillae

TABOADELLA – GRANDE VILLAE TINTO 2019

Dão Doc

Alfrocheiro, Touriga Nacional, Tinta Roriz 

Resa media di 37 q/ha

5.000 bottiglie prodotte in questa annata di esordio.

14% vol

Le uve vengono vendemmiate manualmente e vinificate a grappolo intero nei tini di inox troncoconici, l’affinamento si sviluppa per un anno in botti di rovere francese da 500 litri, di primo passaggio e tostatura media. Segue almeno un anno di elevazione in bottiglia.

Figlio di un’annata mite e regolare presenta un nitido equilibrio tra concentrazione e freschezza.

Il bouquet olfattivo è orientato ai piccoli frutti neri con un’incidenza di note tostate ancora un po’ slegate, accompagnate in sottofondo da lievi cenni ematici.

In generale richiede tempo per dichiarare la sua complessità e portare alla luce un carattere che strizza l’occhio alla Francia.

La texture è setosa e lineare, il centrobocca fruttato è seguito in progressione da una vivace spalla fresco/sapida tipica di tutti i vini Taboadella.

La percezione alcolica è ben bilanciata dall’acidità ed il volume si lascia cesellare da un tannino decisamente integrato e per nulla oppositivo.

panorama hospitality

Se volete dimenticare l’orologio per qualche giorno, valutate la possibilità di visitare il Dão, e andate ad accomodarvi nel giardino che lambisce la vigna di Taboadella , con un calice di fresco Encruzado, una selezione di formaggi a km zero (ve le ricordate le caprette di prima?!) ed un ricco piatto di tapas.

encruzado