Una grande azienda vitivinicola può produrre ingenti numeri di bottiglie cavalcando l’onda delle economie di scala e l’elevato livello tecnologico.
Numeri, velocità, innovazione ed efficienza, elementi di una produzione capace di aggredire il mercato su più fronti.
Cosa succede se una grande azienda – forte della sua storia, dei suoi capitali, della sua tecnologia – decide di concedersi lo spazio interpretativo di un progetto di nicchia, di natura artigianale e sartoriale?
Succede che tutto il suo know-how concorre a disegnare le linee guida della nuova ricerca, ravvivata dal sapore della sfida.
“Intime sperimentazioni nell’enologia contemporanea”
Questo il claim della neonata Azienda Agricola Luigi Seracca Guerrieri, fautrice del progetto “La Scacchiera”, insito alla storica cantina salentina Castello Monaci, ma completamente inedito per dimensioni, obiettivi, posizionamento e personalità.
Castello Monaci è uno “Chateau” pugliese, edificato nel 1482 nel cuore dell’areale del Salice Salentino – tra le province di Lecce e Brindisi – e circondato dai propri vigneti.
Dall’inizio degli anni 2000, in partnership con GIV – Gruppo Italiano Vini – è diventato punto di riferimento della produzione di vini tipici di questa zona.
La cantina, con il suo rigore geometrico, custodisce i vini aziendali, scavata nella medesima roccia tufacea di cui è composto il substrato profondo dei vigneti intorno al Castello.
Qui troviamo i più moderni strumenti di vinificazione, compresi piccoli serbatoi termocondizionati idonei alle microvinificazioni, finalizzate all’esaltazione delle uve provenienti da singola parcella.
La scacchiera – dunque – come mappatura rigorosa dei vigneti, materia prima del progetto.
Il gioco degli scacchi come strategia, piccoli passi studiati con attenzione e meticolosità, costruzione progressiva ed attenta del gioco.
Questi sono gli elementi che, nel 2021 – grazie all’intuito di Luigi Seracca Guerrieri (già guida della produzione vinicola di Castello Monaci) – danno alla luce questo nuovo filone produttivo dedicato alla vinificazione esclusiva delle migliori parcelle aziendali.
Nasce esattamente quando la vita di Luigi si arricchisce dell’arrivo della sua prima figlia.
Il nuovo progetto, svincolato da ogni legame commerciale della “casa madre”, è un flusso in evoluzione, un work in progress che persegue idee e stimolazioni all’inseguimento di un unico obiettivo: l’esaltazione del terroir.
Due sole referenze – per ora – 6000 bottiglie ciascuna, destinate esclusivamente al canale ho.re.ca., con un posizionamento ambizioso.
La prospettiva di affiancare, a breve, due rossi da vitigni autoctoni ed un Metodo Classico rosé, del quale ho avuto il piacere di assaggiare la base, testandone la validità aromatica e la versatilità della spalla fresco sapida.
Per ogni prodotto vinificazioni lente e complesse, bottiglie originali ed eleganti appositamente selezionate, tappo vetro – del quale testare l’efficacia nel tempo – etichette minimali e delicate, da “riempire” di significato.
Vale la pena parlarne.
LA SCACCHIERA – FILIA 2020
SALENTO IGT ROSATO – NEGROAMARO 100%
Come già accennato, questo vino nasce in corrispondenza dell’arrivo della primogenita di Luigi, al quale il papà dedica nome, etichetta ed anima.
Il migliore Negroamaro aziendale della vendemmia 2020 viene destinato a questo primo rosato pensato per non essere legato all’annata, ma regalare – di contro – gustose prospettive evolutive.
L’appezzamento in questione, adiacente al Castello, insiste su un terreno rosso argilloso, poroso e generoso in sostanza organica.
Nel calice è facile riscoprire queste caratteristiche.
Le uve vengono vendemmiate con leggero anticipo sulla maturazione completa, per preservarne la freschezza, rigorosamente a mano e con successiva cernita dei grappoli; la sosta del mosto sulle bucce avviene in pressa e si protrae per una manciata di ore. Il mosto, prima della fermentazione, viene stabilizzato e decantato a freddo.
La vinificazione in acciaio è seguita da una complessa maturazione: il 40% della massa si affina in botte grande, il 30% in uovo di cemento, 20% in barrique ed il restante 10% in acciaio.
Come per il Barocco salentino, anche per questo vino lo stile è ricco di toni e sfaccettature, diverse ed affini.
Il colore dichiara con coraggio la sua età, come una donna fiera dei suoi lineamenti maturi. Il naso chiede gentilmente di potersi aprire in modo da regalare il suo profilo fruttato intriso di lavanda e, con il passare dei minuti, generoso in agrumi e fiori di campo.
Come il bouquet olfattivo, anche il sorso ha bisogno di distendersi: da un primo attacco tattile e ferroso, evolve in un assaggio più fruttato, in assoluta coerenza con il naso.
Si tratta di un vino che è solo all’inizio della sua avventura, ad oggi foriero dei caratteri più grintosi, amaricanti e “pieni” del Negroamaro.
Sono estremamente curiosa di monitorarne l’evoluzione.
LA SCACCHIERA – VASU’ 2021
SALENTO IGT BIANCO – FIANO 100%
Luigi sceglie il Fiano per declinare il primo bianco della Scacchiera.
Chiudendo gli occhi e sedendosi nei giardini del meraviglioso Castello Monaci si può immaginare Carlo II d’Angiò che, intorno alla fine del 1200, arriva in Puglia con le prime 16000 piante di Fiano, importate da Cava dei Tirreni…ma questa è un’altra storia.
Il vigneto selezionato per realizzare questo vino si trova nel brindisino, a 2 chilometri dal mare; come per il rosato, nel calice risulta facile assaporare il territorio di provenienza.
Obiettivo raggiunto, dunque.
La vinificazione, questa volta, si sviluppa completamente nell’uovo di cemento, che – a differenza dell’acciaio e del legno – lascia respirare il vino senza modificarne le caratteristiche organolettiche. L’acciaio, infatti – inerte ed ermetico – non permette che si inneschi immediatamente la naturale evoluzione del vino, che solo in bottiglia potrà svilupparsi nel tempo; il legno – da canto suo – conferisce al vino struttura e carattere, cedendo i propri aromi e spesso anche il tannino, naturalmente presente in tale materiale.
Il cemento, quindi, permette di valorizzare immediatamente una materia prima dalle importanti caratteristiche organolettiche e ci consente di incontrare nel calice, fin da subito, una vigorosa espressione di Fiano.
Luminoso e materico, al naso si rivela complesso e sontuoso, con predominanza di drupacee rinfrescate da agrumi gialli e polposi. Note erbacee e fiori completano il bouquet ed iniziali sbuffi di grafite preannunciano interessanti evoluzioni.
Il sorso, come già preannunciato visivamente, è largo e voluminoso, vivacizzato da una gustosa mineralità, da una freschezza di agrumi amari ed una persistenza sapida ed avviluppante, capace di parlarmi del mare.
Col passare dei minuti il naso regala nuove espressioni che ricordano i cereali (mi viene da pensare ai pop-corn) ed un leggerissimo cenno di eleganti idrocarburi.
Un esordio fuori dal coro per Luigi, con un bianco che non cede ai compromessi dell’annata ed un rosato che se ne infischia delle tendenze imperanti.
Un giovane vignaiolo che si ispira al gioco degli scacchi per intrecciare al rigore del tempo i propri vini, con minuzia ed eleganza.
In bocca al lupo per la doppia paternità.