LO “STILE” OLTRE IL TERROIR

23 Maggio 2022

PARUSSO

Almeno una volta nella vita i paesaggi vitivinicoli delle LANGHE – Patrimonio Mondiale UNESCO – andrebbero visitati. Territori collinari fertili e generosi, trasformati dal meticoloso e paziente lavoro dell’uomo.

Zone uniche al mondo, che alternano colline dolci a declivi più ripidi, incredibilmente ordinate e poeticamente cangianti al volgere delle stagioni.

In sottofondo le parole di Cesare Pavese:

C’è un silenzio che dura sulle piante e sui colli. Ci sono acque e campagne. Sei un chiuso silenzio che non cede, sei labbra ed occhi blu. Sei la vigna. Una terra che attende e non dice una parola

Immersi in queste suggestioni, chiudiamo gli occhi e lasciamo fluire la danza delle ere…

…durante l’ Oligocene qui nelle Langhe c’era solo mare, come in tutto il Piemonte e nella Pianura Padana. Nel corso del Miocene l’evaporazione ha permesso a queste terre di emergere. Non a caso nei banchi di marne bianche possiamo trovare fossili marini e vegetali. Durante il Pliocene, in seguito alle nuove movimentazioni telluriche, il Piemonte viene nuovamente sommerso, ad esclusione proprio dell’area delle Langhe e del Monferrato. Successivamente, nel Quaternario, le continue spinte verso nord della zolla africana provocano il progressivo sollevamento del territorio, andando a disegnare quel profilo collinare che oggi allieta il nostro sguardo. Nel periodo delle glaciazioni la bassa altitudine delle Langhe non consente lo sviluppo dei ghiacciai, ma garantisce il lento e progressivo accumulo di loss e sabbie trasportate dai venti.

Dopo i segreti geologici di questa terra, rivolgiamoci finalmente alla vigna ed incontriamo sua maestà il Nebbiolo

Vitigno autoctono piemontese per antonomasia, presenta un grappolo medio e compatto, con acini ricoperti da abbondante pruina; la sua maturazione è tardiva e l’uva viene vendemmiata in ottobre, quando i vigneti langaroli sono avvolti dalle nebbie mattutine.

Fatti questi doverosi preamboli, andiamo a conoscere un interprete unico ed inimitabile di queste terre e di questo vitigno: Marco Parusso

parusso

Cominciamo dall’inizio:

il bisnonno di Marco acquista il primo vigneto nel 1901 in località Mariondino, a Castiglione Falletto. La Cascina Rovella, nell’area di Bussia, viene costruita nel 1925 ed è a tutt’oggi la sede della Cantina. Nel 1971 Armando, padre di Marco, imbottiglia il suo primo Barolo Bussia. Nel 1986 Marco termina gli studi di enologia ed affianca il padre in azienda.

Ad oggi i vigneti della famiglia Parusso si estendono per 28 ettari, distribuiti tra i comuni di Monforte d’Alba e Castiglione Falletto. Le bottiglie prodotte sono 150.000

Da 25 anni Marco interpreta i suoi vini con uno stile assolutamente personale: si tratta di nettari pieni e materici, “vini alimento”, come lui stesso ama definirli.

Vi racconto brevemente il suo metodo.

Innanzitutto, nella gestione agronomica, si lavora con il principio della microzonazione dei suoli, individuando le principali tipologie di terreno e personalizzando le relative lavorazioni, concimazioni e potature, al fine di esprimere al meglio le peculiarità delle differenti vigne.

Si utilizzano concimi di altissima qualità, nonché microrganismi capaci di apportare al suolo elementi nutritivi che lo rendano vivo, ricco e reattivo. Tra i filari è mantenuto il naturale inerbimento, supportato anche da erbe selezionate, diverse per ogni vigneto.

La vendemmia avviene il più tardi possibile, al fine di disporre di uve molto mature; le operazioni sono rigorosamente manuali e le uve vengono riposte in piccole ceste forate.

I grappoli, secondo Marco, prima della pigiatura devono “riposare”.

Vengono quindi stivati in un magazzino aerato a temperatura controllata e sottoposti ad un primo e repentino colpo di freddo; a questo punto vengono progressivamente riscaldati fino ad una temperatura che varia dai 18 ai 24 gradi. Per proteggerli viene dispersa nell’ambiente, in un mezzo gassoso, tintura madre di propoli.

Questo laborioso e costoso processo dura all’incirca 4 giorni. A detta di Marco serve ad “attivare le notizie”.

Prima della fermentazione i grappoli vengono nuovamente raffreddati ed entrano nei rotomaceratori orizzontali con il 100% dei raspi. La vasca è satura di gas e non richiede l’impiego di alcuna solforosa.

Dopo una pressatura soffice, le uve subiscono una lunga macerazione e la fermentazione alcolica si avvia spontaneamente con i lieviti indigeni, con un rigoroso e costante controllo dei tempi e delle temperature di macerazione.

I lieviti indigeni lavorano spontaneamente in un ambiente fresco e sano, dove la lenta estrazione a freddo garantisce ottimi risultati.

Nell’ultima fase fermentativa si ricorre ad un definitivo colpo di caldo che sostiene la piena estrazione delle componenti antocianiche (dai 7 gradi si passa a 35, per un massimo di 30 ore).

Questa tecnologia complessa ed avanzata è la chiave di una fermentazione ottimale: graduale e dolce, firma inconfondibile dello “stile Parusso”.

batteria

E adesso veniamo al dunque: in occasione del Prowein 2022 ho avuto il piacere di chiudere la mia esperienza tedesca con una ricca degustazione dei vini di Marco presso il Ristorante Bel’ veder di Dortmund.

Si è trattato di un vero e proprio viaggio nel Nebbiolo: dalla bollicina Metodo Classico 2011 – 100 mesi sui lieviti – all’anteprima dell’annata 2018 del Barolo Mosconi e di quello Bussia, fino al Barolo Bussia Riserva Oro 2011.

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La 2018 è stata, a detta di Marco, “un’annata Parusso”: calda, difficile da interpretare (se non con una tecnologia all’avanguardia), capace di tirare fuori davvero tanto dal Nebbiolo.

Effettivamente i due Barolo comparati in batteria si sono rivelati entrambi pieni e voluminosi, capaci di comunicare con eloquenza le differenze tra i due territori di origine.

Il Bussia proviene dal  distretto del Barolo caratterizzato dal terreno più arenario e limoso, con importante presenza di marna bianca. I vini che nascono in questo lembo di Langhe si distinguono per eleganza ed austerità.

Mosconi – vigneto ubicato nell’area di Monforte d’Alba – è caratterizzato, invece, da un terreno marnoso e tufaceo, capace di conferire ai vini muscolo, struttura e classe.

In entrambi gli assaggi il frutto si è palesato integro e saporito, sostenuto da un tannino materico e voluminoso, con retrolfazione decisamente balsamica.

bolla

PARUSSO METODO CLASSICO EXTRA BRUT 100 MESI “ETICHETTA NERA” 2011

Davvero suadente la performance del Metodo Classico da Nebbiolo in purezza.

L’eleganza e l’unicità di questa bolla si percepiscono innanzitutto con gli occhi, davanti ai quali danzano le bollicine finissime immerse nel luminoso liquido ambrato.

Il Nebbiolo viene vinificato in bianco, ma tirato con vino rosso: ecco il perché di questa stuzzicante nuance.

Il bouquet olfattivo esprime note di miele e marzapane, frutti rossi canditi, pera sciroppata ed eleganti sbuffi di torrefazione. La percezione floreale resta invece fresca, in grado di catapultarci in un campo di rose profumate. Il sorso è un connubio di sensazioni evolutive e turgidità della spalla acida. Il sapore è coerente e persistente e trascina nel suo incedere frutta matura e caffè. Tra una sfumatura di frutti rossi ed una chiusura debitamente amaricante, non possiamo che farci travolgere dal carattere distintivo del Nebbiolo: rigoroso, solenne ed altero.

oro

Dulcis in fundo, arriva una delle mie etichette preferite

PARUSSO BUSSIA RISERVA “ORO” BAROLO DOCG 2011

Questo Barolo Riserva nasce da una meticolosa selezione di uve Nebbiolo allevate in località Bussia. Si tratta di una referenza che viene prodotta solo nelle migliori annate. Matura in piccole botti di rovere francese per almeno 18 mesi e si affina per un lunghissimo periodo in bottiglia a temperatura controllata.

Il colore granato è preludio di un profilo olfattivo elegantemente evoluto: ciliegia sotto spirito, rosa essiccata, polvere di caffè, impreziositi da effluvi di tabacco. Come passeggiando in un fitto bosco, gli odori del suolo umido ricoperto di foglie rapiscono l’olfatto.

Finalmente giunge il sorso che incede largo, profondo e granuloso.

La texture è materica ed appagante, caparbia e potente fino alla fine del suo passo.

Il tannino è un voluminoso drappo di velluto nero sul quale scorrono, senza più intoppi, note speziate scure e sfumature calde di torrefazione, in un durevole gioco complesso e malizioso.

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